Ubicato all'interno dell'area urbana dell'antica Locri Epizefiri, ed oggi inserito nel perimetro dell'omonimo Parco Archeologico, il teatro greco edificato nel IV secolo a.C. sfruttando una concavità naturale dell'altura di Cusemi.
Il teatro doveva servire per funzioni pubbliche nell'ordinamento democratico dell'antica colonia locrese, oltre che per le ovvie rappresentazioni teatrali. L'esistenza, a valle del teatro, di un settore di abitato rientrante nell'impianto urbanistico regolare ben noto nella zona costiera, attesta che il teatro non era legato all'agorà.
Era, tuttavia, un edificio importante per la vita pubblica, in quanto sede non solo degli spettacoli teatrali, ma anche delle riunioni politiche dell'assemblea generale dei cittadini. Quest'ultima circostanza mette in rapporto la costruzione del teatro con l'introduzione a Locri Epizefiri di ordinamenti democratici, successiva alla cacciata del tiranno siracusano Dionisio II nel 346 a.C. e suggerisce una datazione per l'impianto generale del teatro stesso alla metà del IV secolo a.C.
Tale cronologia è confermata dal materiale più antico rinvenuto nel teatro, ovverosia alcune antefisse per la decorazione dei coppi sul ciglio del tetto a testa di Sileno, che forse decoravano una scena costruita ancora completamente in legno. Grazie ai resti delle fondazioni in blocchi di arenaria, si può ricostruire l'edificio scenico del teatro di Locri Epizefiri, dove si svolgeva la rappresentazione drammatica, posto a valle di fronte alla concavità del teatro.
Esso risulta costituito da uno spazio rettangolare per il palcoscenico (proskenion), inquadrato da due ali (paraskenia), con alle spalle un ambiente allungato. A monte della scena si trova lo spazio dell'orchestra, a ferro di cavallo, dove si svolgevano i movimenti e le danze del coro, il cui diametro originario è sconosciuto, in quanto quello attuale, di 37 metri, risale alla fase romana.
Nel teatro greco di Locri Epizefiri, attorno all'orchestra correva una canaletta coperta di lastre di pietra (euripos) in cui si raccoglievano le acque defluenti dalle gradinate. La cavea (koilon), costituita da gradoni in parte tagliati nel pendio arenaceo e in parte sistemati con lastre della stessa arenaria, era suddivisa in sette cunei (kerkides) mediante sei scalette (klimakes), che consentivano di accedere a ciascun ordine di posti, mentre una partizione orizzontale (diazoma) separava le gradinate poste più in alto (epitheatron), oggi cancellate dall'erosione della collina.
In base alle dimensioni dell'area interessata dalla struttura, si calcola che il teatro greco di Locri Epizefiri potesse contenere tra i 4.000 ed i 5.000 spettatori. Alcuni oggetti rinvenuti nell'area del teatro e considerati parte della struttura, sono oggi conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri, che funge anche da porta d'ingresso all'omonimo Parco Archeologico.