Acrolito di Apollo Aleo

Acrolito di Apollo AleoRinvenuto nel 1929 durante la prima campagna di scavi nell'area archeologica di Punta Alice, col nome di Acrolito di Apollo Aleo si identifica la testa in marmo bianco della statua raffigurante il dio greco, qui protettore dei naviganti e dei mercanti di mare.

Sul promontorio di Punta Alice gli abitanti dell'antica Krimisa avevano eretto un santuario dedicato ad Apollo Aleo. I primi scavi dell'area vennero condotti dall'archeologo Paolo Orsi che riportò alla luce le fondamenta del tempio, e di fianco altri oggetti antichi, tra cui antefisse in terracotta, monete d'argento e parti della statua in marmo bianco.

L'Acrolito di Apollo Aleo si compone della testa quasi intatta, alta 41 centimetri e con le orbite degli occhi vuote, dei piedi, e della mano sinistra frammentata. La statua in marmo greco bianco, con alcune sfumature di azzurro doveva essere alta poco più di due metri, e rappresenta una delle poche rinvenute in tutta la Magna Grecia ad utilizzare la tecnica acrolitica.

LA TECNICA ACROLITICA. La tecnica acrolitica permetteva di rendere gli dei ellenici più vicini alla realtà quanto a fisionomia, attributi e abbigliamento. Infatti le parti scoperte del corpo, come la testa, le mani, i piedi e le braccia, venivano prodotte in marmo o in pietra, e completate con materiali di legno, ma anche gesso, stoppa, creta, muratura dipinta dalle altre parti del corpo che quindi fungevano da semplici congiunture. Spesso le statue così ottenute venivano ricoperte con abiti di stoffa, lamine metalliche o parrucche, per dare maggiore sembianze umane agli dei ellenici.

In effetti l'acrolito di Apollo Aleo, sul cranio calvo, doveva portare una parrucca in bronzo laminato, forse coronata di alloro. Le cavità orbitali dovevano essere riempite in osso e pasta vitrea, oltre alla lamina bronzea utilizzata per rendere le ciglia. I piedi carnosi e larghi, tagliati sopra la caviglia, erano innestati mediante grossi perni rettangolari e presentano piccoli fori per sorreggere i sandali.

Con ogni probabilità l'idolo raffigurava il dio Apollo, coperto da una lunga veste, seduto in atto di suonare la cetra. Oggi la testa marmorea dell'acrolito di Apollo Aleo è conservata presso la sala XXVI del Museo Archeologico di Reggio Calabria, insieme ad altri reperti rinvenuti nell'area di scavo di Punta Alice, molti altri invece sono conservati presso il più vicino Museo Archeologico di Crotone.