Ad un'altezza di 1.260 metri di altitudine, sulle pendici occidentali dell'Altopiano della Sila, nasce il fiume Savuto, conosciuto anticamente dai greci con il nome di Ocinarus, e chiamato poi dai romani col nome Sabbatus.
Il fiume Savuto origina in località Spineto nel comune di Aprigliano, dopo un percorso lungo 48 km con il quale disegna l'omonima valle che diviene confine naturale tra il Massiccio del Reventino e gli ultimi contrafforti della Sila Piccola. Il fiume si tuffa nelle acque del mar Tirreno all'altezza di località Campora San Giovanni, poco più a sud di Amantea.
Il fiume Savuto viene alimentato costantemente dall'apporto di un gran numero di torrenti, rigagnoli e corsi d'acua minori tra cui il torrente Carviello, il Tarsitano, il Mentano e il Cannavino. Dopo pochi km di persorso le sue acque confluiscono nel piccolo lago artificiale omonimo, da qui riprendono il cammino attraverso un varco depressivo che porta il letto del Savuto ad attraversare i territori dei comuni di Mangone, Rogliano e Parenti, Malito e Grimaldi.
Gunto in una vallata tra gli opposti comuni di Martirano Lombardo e Aiello Calabro, il fiume Savuto incontra un leggero appianamento naturale che lo porta ad aumentare il proprio alveo. Da questo punto il Savuto costeggia parallelo l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, dalla quale si divide giunto nei pressi di Nocera Terinese.
Superato l'abitato di Nocera, il fiume termina la sua corsa entrando nel territorio di Campora San Giovanni per sfociare nel mar Tirreno. La valle del fiume Savuto disegna il confine naturale tra le montagne della Sila e quelle del Reventino, costituendo uno dei punti di penetrazione dentro l'altopiano silano, utilizzato dagli antichi romani per scendere a valle la legna tagliata in Sila.
Per questo il Savuto è uno dei fiumi storici della Calabria, attraversato da ponti la cui costruzione risalirebbe ad epoche antiche. In particolare il ponte Alli Fratti, lungo 22 metri pare si regga sopra un'antica costruzione romana, il ponte di Gallizzano, che collega i comuni di Scigliano e Altilia, invece dovrebbe essere sato edificato dai normanni, ma sopratutto il ponte di Annibale, creato dai romani nel 206 a.C. per servire la via Popilia, distrutto dagli stessi romani per tagliare la fuga ad Annibale, e ricostruito dallo stesso per il transito delle sue truppe.