Fiume Lamato

Fiume LamatoIl fiume Lamato che anticamente era definito Lameto, è un corso d'acqua lungo 56 km e con un bacino idrografico di 412 kmq, che nasce sulle pendici occidentali del monte Comunelli, ultimo contrafforte della Sila Piccola.

Più propriamente il fiume Lamato nasce sui monti del Massiccio del Reventino, considerati ultima propaggine dell'Altopiano della Sila, e che da questa sono separati proprio dal corso del fiume Lamato. In località Ponte del comune di Soveria Mannelli, si incontrano due piccoli ruscelli, il Sabetella e l'Occhiorosso, dalla loro unione nasce il fiume che gli antichi greci chiamavano Lametos, da cui deriva Lamato.

Lo stesso fiume oggi viene chiamato anche Amato. Partendo dalla confluenza dei due torrenti in località Ponte del comune di Soveria Mannelli, il fiume Lamato scende subito verso sud-est divenendo confine naturale tra i comuni di Decollatura e Soveria Mannelli.

All'altezza della parte meridionale del territorio di Carlopoli, il fiume Lamato riceve il suo primo affluente, il torrente Galice. A questo punto il Lamato devia il suo corso decisamente verso sud, all'altezza del comune di Gimigliano, poi giunto invece nel territorio di Tiriolo, piega verso ovest dirigendosi sul territorio di Marcellinara dove riceve le acque del Pesipe, maggiore affluente di sinistra, e poco più avanti riceve le acque del torrente Sant'Ippolito che riceve invece da destra.

Nella sua corsa verso il mar Tirreno, il fiume Lamato attraversa i comuni contigui di Pianopoli e Maida in territorio collinare, qui riceve altri piccoli corsi d'acqua che gli consentono di aumentare il suo bacino idrico prima di entrare nella piana di Sant'Eufemia, ultima parte del suo corso. Qui il fiume Lamato riceve l'ultimo dei suoi affluenti, il torrente Piazza che bagna l'abitato di Nicastro, per poi finire la sua corsa lunga 56 chilometri, nelle acque del golfo di Sant'Eufemia, all'altezza del comune di Maida Marina.

Il fiume Lamato, conosciuto anche col nome di Amato, disegna un bacino idrografico di 412 kmq disegnando una valle che divide in modo convenzionale gli ultimi contrafforti della Sila Piccola, dal Massiccio del Reventino, considerato invero da alcuni importanti geologi internazionali un gruppo montuoso a se stante.