Il calcio femminile in Italia è una storia di passione e perseveranza, spesso vissuta ai margini, ma oggi finalmente sotto i riflettori. Quello che per decenni è stato uno sport relegato in spazi secondari, oggi si è trasformato in un movimento in crescita, con atlete professioniste, stadi sempre più pieni e un interesse crescente da parte dei media. Ma la strada per arrivare fin qui è stata tutt’altro che semplice.
Le prime partite di calcio giocate da donne in Italia risalgono agli anni Trenta, ma si trattava di episodi isolati, spesso guardati con curiosità o con scetticismo. La società dell’epoca non era pronta a considerare il calcio come uno sport adatto alle donne. Fu solo negli anni Sessanta che cominciarono a nascere i primi club femminili strutturati. Nel 1968 venne organizzato il primo vero campionato nazionale, grazie all’iniziativa di alcune appassionate e dirigenti volenterose. Ma il movimento restava per lo più confinato in un ambito amatoriale, senza riconoscimenti ufficiali e con pochissima visibilità.
L’inserimento nella FIGC e i primi passi ufficiali
Una svolta importante arrivò negli anni Ottanta, quando la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) assunse la gestione anche del settore femminile. Questo passaggio portò una maggiore organizzazione ai campionati, ma il riconoscimento formale delle calciatrici come professioniste restava ancora lontano. Il calcio femminile, pur essendo "ufficiale", continuava a essere trattato come una realtà minore, spesso sostenuto solo dalla passione delle atlete e da poche figure che credevano nel progetto.
Il nuovo millennio e la lenta crescita
Con l’ingresso nel nuovo secolo, qualcosa comincia a cambiare. Aumenta il numero delle ragazze che si avvicinano al calcio, nascono nuovi club e si rafforza il settore giovanile. A livello internazionale, la Nazionale italiana femminile partecipa a competizioni importanti, ma i risultati sono altalenanti e l’interesse del pubblico ancora limitato.
Un cambio di passo si verifica a partire dal 2015, quando la FIGC avvia una serie di riforme per rilanciare il calcio femminile, anche alla luce dell’esempio di altri Paesi dove il movimento era già molto più avanti. Le grandi società maschili iniziano a fondare o acquisire squadre femminili, portando risorse, strutture e visibilità.
La svolta: l’arrivo del professionismo
Un momento storico arriva nel 2022, quando la Serie A Femminile viene ufficialmente riconosciuta come campionato professionistico. Le calciatrici italiane, dopo anni di impegno e sacrifici, diventano a tutti gli effetti lavoratrici con diritti e tutele, segnando un traguardo simbolico e concreto per tutto il movimento.
Questo passaggio ha effetti immediati: migliorano le condizioni di allenamento, crescono i salari, la qualità tecnica delle squadre si alza e il calcioscommesse con i pronostici di Serie A di Mimmo inizia a seguire con costanza il fenomeno. Anche i media iniziano a dare più spazio alle partite e agli eventi legati al calcio femminile. Le ragazze diventano modelli positivi per le nuove generazioni, e il numero delle tesserate cresce sensibilmente in pochi anni.
La Nazionale e i recenti successi
Anche la Nazionale ha contribuito al rilancio dell’intero movimento. Negli ultimi anni, le Azzurre hanno ottenuto risultati importanti in competizioni europee e mondiali, attirando sempre più attenzione e tifosi. Le selezioni giovanili, come le Under 17 e Under 19, hanno mostrato un alto livello tecnico, qualificandosi con regolarità alle fasi finali dei tornei continentali.
Un altro segnale positivo arriva dalla UEFA Women's Nations League, dove l’Italia ha saputo tenere testa a squadre di alto livello, dimostrando una crescita concreta anche sul piano internazionale.
Il futuro: tra riforme e nuove sfide
Guardando avanti, il calcio femminile italiano è atteso da nuove trasformazioni. A partire dalla stagione 2025-2026, la Serie A cambierà formato, introducendo anche una nuova competizione precampionato pensata per aumentare la competitività e l’interesse degli spettatori.
Restano però delle sfide da affrontare: il gap con le nazioni più avanzate è ancora ampio, soprattutto in termini di investimenti, strutture e diffusione popolare. Ma il trend è positivo, e l’attenzione istituzionale, unita all’entusiasmo delle giovani calciatrici, lascia intravedere prospettive incoraggianti.
La storia del calcio femminile in Italia è fatta di tappe lente ma fondamentali. Da fenomeno nascosto e marginale, si è trasformato in una realtà in ascesa, con atlete determinate e un pubblico sempre più partecipe. Il riconoscimento del professionismo è solo uno dei tanti risultati raggiunti, e il percorso continua verso un futuro dove il calcio, in tutte le sue forme, possa essere davvero per tutti.