Il dibattito legislativo a proposito dei limiti da porre alle pubblicità dei giochi d’azzardo sono ancora vivi e in corso, specie grazie al recepimento delle Raccomandazioni europee in merito: resta in ogni caso valida l’esigenza di una limitazione più decisa a qualsiasi attività pubblicitaria possa rivelarsi dannosa o eccessivamente invogliante per l’utente.
Gli step della legislazione italiana
In Italia, la prima regolamentazione delle pubblicità di giochi d’azzardo ad opera del legislatore risale al 2012, con il cosiddetto decreto legge Balduzzi. Questo decreto esprimeva un fermo divieto a qualsiasi sponsorizzazione di attività ludiche con vincite in denaro in trasmissioni televisive, radiofoniche, rappresentazioni teatrali e cinematografiche non vietate ai minori. Stesso discorso valse subito per giornali e riviste, nonché per tutti i canali del web (dove tutt’oggi l’impotenza del legislatore si fa sentire): qualsiasi sponsorizzazione che esaltasse la pratica del gioco, o potesse coinvolgere i minori, o, ancora, promettesse vincite facili senza tra l’altro mettere in conto la possibilità di sviluppare atteggiamenti ludopatici è stata espressamente vietata.
Trasgredire a quanto disposto dal decreto legge Balduzzi implica una sanzione che va dai 100.000 ai 500.000 euro, sia per il committente del messaggio pubblicitario, sia per il titolare del canale su cui è stata posta in essere la pubblicità stessa. Questo discorso – tutto volto al contenimento del rischio di ludopatia – vale per le schedine e i tagliandi dei giochi, o ancora per tutti quegli apparecchi che funzionano tramite l’introduzione di una moneta, nei centri scommesse, nelle sale con video terminali e nei principali siti internet destinati al gioco: l’obbligo è quello di esprimere chiaramente le possibilità di vincita per l’utente, pena una sanzione.
Un’ulteriore estensione della normativa sulla pubblicità del gioco è stata espressa nel 2016, con la legge di stabilità, fino all’approdo, nel 2018, a un divieto categorico per qualsiasi pubblicità di gioco o scommesse, senza distinzione di mezzo adoperato. Unica eccezione diretta a questa legge, resa operativa dal 2019, sono le lotterie nazionali a estrazione differita, le lotterie e tombole locali per beneficienza, e i portali di gioco sicuro identificati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
I casi esclusi dalla normativa italiana
La normativa entrata in vigore nel 2019, sul divieto di pubblicità del gioco, riconosce alcune deroghe ed eccezioni, secondo le quali è possibile parlare di gioco d’azzardo in alcuni specifici casi:
- Se la comunicazione ha una pura e semplice finalità informativa o descrittiva, tutta tesa a promuovere una scelta di gioco responsabile e consapevole da parte dell’utente. Diventa in questo caso fondamentale valutare non soltanto le parole utilizzate, ma anche il contesto in cui esse sono inserite.
- A patto che non siano ingannevoli e siano sempre fedeli al principio di trasparenza, sono consentiti anche i servizi di comparazione di quote e offerte commerciali dei diversi bookmaker.
- È consentita anche l’esposizione delle vincite dei giochi di un particolare punto vendita, a patto che questa esposizione non sia realizzata in maniera tale da indurre gli avventori al gioco a pagamento.
- Fa eccezione anche la comunicazione dei segni distintivi del gioco legale, nelle insegne degli esercizi di casinò che rispettano le regole del gioco responsabile o sul loro portale online.
- Si consente anche l’informazione relativa alle caratteristiche dei vari giochi offerti, specie se a pagamento, e soprattutto se le regole e le modalità di gioco vengono esposte in forma non ingannevole, trasparente e senza enfasi per promuovere il gioco stesso. In questo caso, dunque, l’esposizione di quote e jackpot, le probabilità di vincita, la spiegazione di come funziona il metodo 1x2 sulle scommesse online, probabilità di vincita e bonus, sono tutti elementi di cui è consentito fare dovuta comunicazione.
- È consentito nominare una sala da gioco nei risultati di ricerca dell’utente, sempre in base al posizionamento del casinò stesso, calcolato dall’algoritmo di Google.
-
Il fatto che esistano delle eccezioni ai dispositivi di legge del 2012, del 2016 e del 2019 non equivale all’assenza di sanzioni per chiunque cerchi di aggirare il divieto: le nuove norme AGCOM, infatti, prevedono una multa pari al 20% del valore della pubblicità, con importo minimo di 50.000 euro. Restano purtroppo validi dei limiti contro cui le normative italiane ed europee si stanno tuttora scontrando, quali quelli relativi alle sponsorizzazioni online (spesso molto aggressive e ingannevoli).